In un nuovo allestimento del Luglio Musicale Trapanese, la più nota delle opere di Vincenzo Bellini viene proposta come clou della 72esima stagione lirica
La sacerdotessa della Gallia occupata dai romani, la passione nel confronto/triangolo con Pollione e Adalgisa, i tormenti dell'amore per l'uomo che contrastano con l'amore per il proprio popolo: il clou della sezione lirica del Luglio Musicale Trapanese 2020 diretto da Giovanni De Santis quest'anno arriva con Norma, la più nota delle opere di Vincenzo Bellini, riproposta in un nuovo allestimento del Luglio Musicale per la regia e le scenografie di Raffaele Di Florio e i costumi di Lucia Imperato, mentre la musica si affida al podio di Andrea Certa e all'Orchestra del Luglio, con il coro diretto da Fabio Modica.
Una Norma a norma
Di questi tempi, in un panorama così pesantemente condizionato dalle esigenze della normativa anti-Covid 19 che coinvolgono sia la platea sia il palcoscenico, non è possibile osservare uno spettacolo senza rilevare anzitutto gli sforzi meritori e le occorrenze tecniche affrontate e risolte (basti dire che Pollione e Flavio si salutano col gomito nell'accomiatarsi del primo atto), dando un ulteriore segnale della realtà che permea oggi l'azione registica.
Nello stesso senso è sicuramente stato ripensato lo spazio scenico, sviluppato in una profondità che crea un ambiente dalle copiose simbologie druidiche con visioni affidate a videoproiezioni grafiche molto ben incasellate anche cromaticamente e concettualmente: è qui che gli interpreti agiscono, in un ampio transito dall'atmosfera arcaica e credibile fra arbusti e minerali, mentre il coro costituisce uno stacco concettuale notevole, posto com'è a distanza e statico, perfino vestito in uniforme classica, distante dalla struttura umana e fisica della vicenda, ma presente come spirito sempre sotteso alla storia, quasi un testimone anziché una massa partecipe, tranne in un caso, nel finale dopo l'autoaccusa, quando anche il coro si volta per dare le spalle alla rea confessa.
Piace, inoltre, l'accento posto su elementi di antitesi come erano le culture romana e celtica, soprattutto nell'evidenziare la distanza della condizione femminile attraverso le importanti funzioni ieratiche e guerriere affidate alle donne.
Chi è Adalgisa?
Spesso il fulcro delle scelte su Norma risponde a questa domanda, che coinvolge naturalmente anche il personaggio principale: entrambi sono soprani nominali, ma il rapporto psicologico che risolve e scioglie i nodi dell'intera vicenda ed i rapporti dei caratteri ha reso negli anni importante questa scelta e come conseguenza il profilo su cui porre l'accento narrativo: se Adalgisa fu originariamente concepita quasi come modello per un nuovo soprano romantico e angelico, successivamente un registro di mezzosoprano le ha conferito spesso la sensualità bruna del mezzo; la differenza risiede nell'emersione drammatica del rapporto fra virginalità e passionalità che in qualche modo conferiscono senso all'intera storia, delineando di conseguenza gesti e narrazione scenica. Con alcune eccezioni, l'ultima versione è ormai la prevalente, sebbene magari non in linea con l'idea originaria di Vincenzo Bellini, e tale sembrerebbe rimanere nel contrasto psicologico della Norma trapanese. Ed invece...
Ed invece ecco una Desirée Rancatore passionale, che propone la sua Norma con una Casta Diva in cui addiziona una decisa carica di personalità, subito acclamata con enfasi dalla platea, e che trova in seguito spesso una sintonia quasi spirituale con l'orchestra, potendosene sentire a tratti la consonanza col timbro degli archi o dei fiati.
Adalgisa (Alessia Nadin) possiede una timbrica particolarmente piacevole, viene giustamente apprezzata moltissimo dal pubblico trapanese ed esegue una eccellente versione del famoso duetto con Norma (Atto 2, scena 3), quando l'impasto risulta particolarmente riuscito, così come il sincronismo con l'Orchestra.
Infine, oltre alle valenti presenze di Oroveso (Cristian Saitta), Clotilde (Simona Di Capua) e Flavio (Saverio Pugliese), il Pollione di Giulio Pelligra è solido e molto immedesimato, se ne è apprezzata estensione e la tecnica, che gli fa padroneggiare senza sforzo fluidità del fraseggio, respirazione e precisione.
Sottolineato un coro come sempre preciso e pronto in ogni sottolineatura grazie al lavoro del maestro Fabio Modica, c'è infine da elogiare un'Orchestra cui il maestro Andrea Certa conferisce una sempre maggiore capacità di affrontare i panorami musicali operistici, esprimendo qui fluidità nei fraseggi e sostanza ai climax Belliniani: dopo un lavoro abile e continuativo, possiamo dire che oltre ad un presente, qui a Trapani la musica ha un futuro.
(Vista il 28 agosto 2020 al Teatro Giuseppe Di Stefano di Trapani)